LA STORIA DI CASTELFIDARDO
La storia di Castelfidardo
Nel 1513 la città fu messa a soqquadro dalle bande di Paolo Vitelli e nel 1517 da quelle di Francesco Maria della Rovere, duca di Urbino. Nel 1550 si ratificò definitivamente l’atto di concordia con Osimo. L’alleanza prevedeva una completa libertà di transito e di commercio fra i due comuni e favorì il lento, ma sicuro sviluppo economico di Castelfidardo nella seconda metà del Cinquecento. Definito come il secolo del Rinascimento e, quindi, di espansione della cultura e delle attività economiche, fu ancora una volta un periodo di grande difficoltà per la comunità castellana che dovette subire il continuo passaggio, sul proprio territorio, di eserciti che razziavano cibi e vettovaglie ed imponevano onerosi balzelli, determinando così una forte crisi economica. Nel contempo, però, furono anche codificati regolamenti e leggi tradotti nella pubblicazione Stratutorum Ecclesiasticae Terrae Castrti Fidardardi Volumen.
Gli statuti regolavano la vita del comune in tutti i suoi aspetti civili e religiosi. Sul cadere del secolo XVI Castelfidardo era tra le terre più fiorenti della regione, soprattutto per l’attività dei tessitori e degli stracciari.
Il Seicento non fu per la città un periodo così brillante come faceva presagire la dinamica attività del secolo precedente. Fu caratterizzato da un decadimento politico ed economico dovuto in gran parte al sempre maggiore influsso che l’amministrazione della Santa Casa di Loreto esercitava sul territorio castellano, controllando gran parte dei terreni agricoli e , soprattutto, la proprietà e la gestione degli importanti mulini del vallato. Tuttavia la popolazione residente registrò un forte incremento demografico e si infittirono le costruzioni nei pressi delle due porte più importanti. Sorsero le “casine” (oggi “cascine”), poco fuori della porta del Cassero, ed il “borgo”.
Il Settecento presentò il vero e proprio inizio dell’era moderna: economia, prevalentemente agricola, in forte espansione ed un notevole sviluppo urbanistico che non ha riscontro nei secoli precedenti. Prese campo la febbre del nuovo, sia tra i numerosi ordini religiosi che tra la nuova e vecchia nobiltà. Quest’ultima diede un forte impulso all’urbanistica civile e religiosa attraverso la contusione o il rifacimento di quasi tutte le chiese e gli edifici di maggior pregio che possono essere ammirati ancora oggi.
Il potere temporale del Papa, se non rifulse per la concessione delle tanto conclamate libertà, portò però un certo ordine ed un allargato benessere alla popolazione castellana, che superò i 5000 abitanti all’inizio dell’Ottocento.
È in questo secolo che Castelfidardo ebbe la sua consacrazione storica in campo nazionale.
Il 18 settembre 1860, quasi a conclusione delle battaglia di Castelfidardo, scontro decisivo tra le truppe pontifici e quelle del IV corpo d’armata piemontese guidati dal generale Cialdini. La sconfitta dei Pontifici determinò l’annessione dell’Umbria e delle Marche al Regno di Sardegna prima ed al Regno d’Italia poi.
Verso la metà del XIX secolo ebbe origine, grazie all’operosità ed all0insegno di Paolo Soprani, l’attività di costruzione delle fisarmoniche che trasformerà l’economia di Castelfidardo e di alteri centri vicini, sino ad allora prevalentemente agricola,in una vera e propria economia industriale.
La comunità locale ne ebbe beneficio economico per oltre un secolo e la città si espanse notevolmente portando i residenti ai quasi 17000 abitanti di oggi. Nel 1988 ottenne il titolo di “città”. A quella più tradizionale, si è affiancata l’industria di avanguardia con aziende leader a livello mondiale nell’ambito dell’elettronica, degli strumenti musicali,della produzione di oggettistica e design.